La nascita dell’abitato dell’attuale Marina di Gioiosa Jonica si confonde tra la storia e la leggenda, si afferma che il fondatore della comunità sia stato Idiomeneo che, travolto da una tempesta del mar Ionio sia stato sbattuto su queste spiagge.
Si è però sempre più convinti dai pochi dati storici, che i cittadini di Gioiosa Ionica discendono in parte dai Bruzi, Siculi e italici, dallo sbarco e occupazione dei Greci, Fenici, Arabi, Spagnoli, Francesi in diversi periodi storici, finché diventati cittadini della località, hanno contribuito a scacciare dalle nostre terre gli invasori.
Ritornando al problema delle origini della città, è molto probabile che la fondazione sia da collocare tra il I e il II secolo d.C. quando vennero costruiti quegli edifici che in parte sono ancora visibili nella zona archeologica vicino alla stazione ferroviaria.
La presenza di un teatro, delle terme e di altri agi ci fa presumere che si trattasse di un centro alquanto evoluto. A quanto sembra il periodo aureo dell’abitato si concluse nel IV secolo con l’inizio delle invasioni barbariche. La Calabria ebbe il primo impatto con le popolazioni germaniche nel 410 quando i Visigoti capitanati da Alarico, dopo il sacco di Roma, si portarono fino a Reggio.
Tracciare le origini di Marina di Gioiosa non è un compito facile, solo una cosa sembra certa: le due località Marina di Gioiosa Jonica e Gioiosa Jonica hanno una vita in comune dal XV sec. d.C. fino al 1948. I resti archeologici dimostrano l’esistenza di due territori distinti,con una cultura e vita propria, però non si riesce a distinguere i confini dei due territori anche perché i reperti rinvenuti danno un’indicazione di contemporaneità.
La Carta Archeologica della Calabria porta solo il nome “Hioiosa” senza alcun riferimento sull’ antico nome. Successivamente all’inizio del IV secolo d.C. ebbero forte impulso anche le incursioni barbariche che portarono alla susseguente cacciata dei romani dal territorio. I Bizantini che in quel periodo occupavano queste terre, non ebbero la capacità e la forza di reagire adeguatamente alle incursioni dei pirati, le improvvise scorrerie saracene presero a flagellare gli insediamenti abitativi sulle coste ioniche, costringendo gli abitanti alla fuga. Nel 986 i pirati sbarcarono ancora con un gran numero di uomini ben guidati che distrussero tutta la zona ionica, uccidendo e predando tutto e tutti. È di questa incursione la totale distruzione di “Mystia” che molti studiosi ed esperti della antiche vicende vogliono ravvisare dove oggi sorge Gioiosa Jonica.
Alla dominazione Bizantina di questa zona della Calabria si succedono, regolarmente, Saraceni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Francesi. Alle incursioni Saracene subentrano quelle turche che sbarcano a sorpresa nelle spiagge per rapire uomini e donne e alimentare i mercati di schiavi. Vengono costruite nella zona le torri del Cavallaro e Galea, in modo da mettere la popolazione in grado di salvarsi dalla schiavitù.
È incerto il nome di battesimo di questa antica città ionica.
Per l’assoluta carenza d’idonei reperti di scavo, il problema di toponomastica si manifesta quanto mai arduo; e tale apparve ad un eminente archeologo, Paolo Orsi, che così scriveva, da Siracusa, in data 8 dicembre 1925, all’ ispettore Onorario per le antichità della Vallata del Torbido (Francesco Paolo Macrì).
<<…Ella mi chiede quale possa essere stato il nome antico dell’attuale Giocosa (intesa Marina).>>
La Carta del Kiepert allegata al Corpus Inscript.Latinarum del Mommsen, vol.X, p. 2 (Berolini, 1883), che per quanto vecchia è sempre la migliore Carta Archeologica della Calabria, segna Giojosa ma senza accompagnamento di un nome antico. E così sarà fino a quando una nuova scoperta di pietra miliare non ci riveli il nome dell’importante località o della statio,che sorgeva lungo la via rotabile Regium-Crotona.
Fortunato Lupis Crisafi parlando della zona territoriale in cui sorge il teatro Romano
alla Marina di Giojosa:
<<…E’ da sperare che si possa venire a capo, se Mystia,Subsecivum o Romechium, per le quali gli storici locali si accapigliano, fosse qui esistita>>.
Scartando i toponimi greci quali Mystia,Orra Lokron,Iton,Buthrotus e Allarum ci si sofferma sui due più attendibili: Subsicivum e Romechium. Subsicivum corrisponde a una statio itineraria menzionata nell’Itinerario di Antonino e sita sulla via Trajanea Appia Jonica a 135 km a Nord di Reggio e a 32 km da Succianum (Riace Marina). Ma poiché Subsicivum nel lessico latino ha il peculiare significato di particella di terreno distaccata che mal si addice al nostro sito, il toponimo più attendibile è Romechium e un notevole suffraggio a questa supposizione è offerto anche da un toponimo e da un idronimo del settore indicato. E cioè la località Romanò e il torrente omonimo,siti appunto nelle immediate vicinanze di Marina di Gioiosa.
Della vita della città fino alla fine della dominazione bizantina (sec. X) non ci restano che testimonianze assolutamente inadeguate a fornirci elementi di valutazione; e la stessa Necropoli parrebbe aver del tutto cessato la sua funzione poco dopo la fine del IV secolo. Testimonianze superstiti del periodo bizantino sono la torre Borraca facente parte di un dispositivo di sicurezza predisposto dai Bizantini contro le scorrerie arabe; un’antica chiesetta detta Cattolica dei Greci; qualche moneta e alcuni toponimi della zona come Stracuso, Romanò, Dromo. Sulle contrade di Marina di Gioiosa calcheranno le loro orme dopo dei Bizantini (VI-XI sec.) e dei saraceni (secc.X-XI) anche gli uomini del nord,ossia i civilissimi Normanni (1017- 1194), gli Svevi (1194-!265) e gli Angioini (1266-1442) e gli Aragonesi (1442-1503) e solo poco prima dell’Avvento dell’età moderna si ritroverà fatta menzione della nostra Joye ( Gioiosa) e più precisamente del “maritimus Joye portus Calabriae”.
Le prime notizie certe su questo vasto territorio risalgono al 1437, quando questo viene menzionato tra i feudi di proprietà dei conti di Gerace, Caracciolo – Rossi. A quell’epoca il nome sembra fosse Joyosa, poi trasformatosi in Mocta Joyosa. Il paese acquisì l’attuale denominazione, Marina di Gioiosa Jonica soltanto nel 1863, quando divenne frazione appunto di. Gioiosa Jonica, e la mantenne anche quando ottenne, il 21 aprile 1948, con decreto del presidente della Repubblica, l’autonomia amministrativa.
L’apogeo di fioritura dell’antica città si svolse in un arco di tempo bisecolare, compreso tra i secoli III e IV d.C., epoca alla quale vanno iscritti i reperti monumentali della sede. Ovviamente per tutta la durata di tale arco cronologico, si sarà verificato il completo declino della città, per circostanze a distanza di secoli non più accertabili: disastro tellurico, evento bellico, incursione piratesca, epidemia. Con ciò, non è da credere che, in tal lungo periodo di tempo, la vita della città si sia completamente estinta, perché l’agglomerato civico costituiva allora, non meno che adesso, un punto nevralgico e un nodo strategico di primo ordine. Purtroppo, alla flessione e al declino sarebbe dovuta seguire, alla fine del sec X, ad opera delle orde saracene, la completa distruzione del centro abitato. Uno studioso locale riporta al IX secolo tale evento, partendo dalla considerazione che, in tale secolo, “si costruiva la Torre del Cavallaro che faceva parte del sistema di segnalazione e difesa costiera contro le scorrerie dei Saraceni, e se ne prelevavano i materiali dai ruderi del teatro e del Balneum, che erano già ruderi allora.” Gli annali delle cronache registrano ben otto memorabili incursioni arabe, relativamente a tal secolo, sui nostri paesi costieri; ma la più immane e calamitosa è quella dell’anno 986 in cui i Saraceni, dopo aver occupato Gerace, saccheggiarono e devastarono non pochi paesi della fascia costiera locridea. Fu in quest’ultima spedizione araba che subì la sua sorte la città di Marina di Gioiosa Jonica, con il conseguente esodo migratorio massivo dei suoi abitanti, rifugiatisi nei recessi collinari e montani del retroterra. Dall’anno 986 al 1491 è un salto nel buio in ordine alle successive sorti della “città morta”, passerà la lunga e tenebrosa notte del Medioevo su queste terre.
Nel settecento comincia la riedificazione di un nuovo caseggiato, costituito da casette coloniche e da povere casupole di pescatori (specie presso la foce del Romanò) nonché da qualche casino signorile, destinato a deposito di prodotti agricoli e a soggiorno estivo di qualche maggiorente gioiosano. Successivamente, accanto ai casini, sorgeranno anche vere e proprie ville signorili, munite di giardini e di ambienti lussuosi e decorate perfino da statue ornamentali e da conforti vari: la Villa dei Baroni Macrì, la villa dei Marchesi Pellicano.
L’attuazione della linea ferroviaria e il restauro dell’arteria stradale costiera porteranno, a Marina di Gioiosa, un intensivo incremento demografico che porterà al numero di circa mille unità, nel 1899, il numero dei trecento abitanti dei primi anni del secolo.
Un rilevante contributo all’ economia del paese, sarà offerto dall’ avvento dei commercianti forestieri, genericamente denominati con la qualifica di “amalfitani”.
Si verifica così il graduale trapasso dalla vita del piccolo centro peschereccio a quella di un grosso nucleo abitato che si raccoglie intorno alla Cappelletta, sita in Piazza dei Mille e dipendente dalla Parrocchia di Santa Caterina di Gioiosa Superiore, finché non sarà costituita una Parrocchia autonoma, che i marinai locali – memori del titolo dell’antica Chiesetta di S. Nicola a mare – vorranno intitolata al nome del loro patrono S. Nicola di Bari, e che sarà aperta al culto il 29 maggio del 1912.
Fonte: http://www.parrocchiagioiosamarina.com
Alla nuova parrocchia saranno aggregate alcune contrade, rimaste così smembrate dalle parrocchie di Gioiosa Superiore. La conquista dell’autonomia municipale sarà conseguita nel 1948, con aggregazione della frazione Junchi e di numerose contrade, abitate e disabitate e con l’adozione dell’indicato nome battesimale di Marina di Gioiosa Jonica.
Da: Marina di Gioiosa e Gioiosa Jonica – Storia, cultura, tradizioni, usi, costumi – Tesina di storia medievale, A. Sidoti, C. Malara, M. L. Toscano.